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Faeto |
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Un po' di storia
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Si adagia alle falde del Monte Chilone ed è il più alto comune della Puglia. La sua fondazione viene comunemente fatta risalire al 1345, anno in cui una colonia di Provenzali la occupò dopo aver aiutato Carlo II d’Angiò a sottomettere i Saraceni di Lucera, ma con molta probabilità le sue origini sono più antiche. Appartenne in feudo ai Piccolomini di Aragona i quali nel 1519 la vendettero a Giacomo di Rocco. Questi dopo quarant’anni circa la vendette ad Emilio Carafa, fu poi dei Caracciolo ed infine dei Capua.
Raggiunse l’autonomia nel 1810.
E’ tanto forte l’attaccamento dei faetani alle loro origini che si rivelarono subito nel dialetto, che conserva integra la derivazione franco-provenzale. Praticamente si è adottata una forma di bilinguismo nella toponomastica, nello studio, nella pubblicistica e sembra, ma qui entriamo nella leggenda, finanche nella stampa di un vocabolario.
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Da visitare
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Museo Civico del Territorio - La Casa del Capitano, l'immobile che vanta maggiore antichità all'interno del Comune di Faeto, del XV sec., ospita la Mostra dal titolo "L'alta Valle del Celone - in montibus vicatim habitantes". Frutto di uno studio pluriennale condotto sul territorio e sulle fonti documentarie, l'allestimento propone una ricostruzione dell'assetto territoriale, in relazione ai mutamenti dettati dall'alternarsi delle diverse fasi storiche.
Centro Storico - Il paese si raccoglie intorno a stradine e vicoletti tortuosi, che si snodano ai piedi della Chiesa Madre del SS.
Salvatore. Camminando si incontrano molti archi e si
attraversano le porte del paese, che raccontano una bellezza antica e raffinata.
Fontana du Paije - Elegante fontana monumentale di impianto barocco, con
bei lavatoi in pietra. Deve in suo nome alla sorgente naturale che la alimenta.
Chiesa Madre del SS. Salvatore - La Chiesa Madre di Faeto è un bel esempio di architettura sacra rinascimentale che domina il borgo. Fu edificata
nel XVI sec. utilizzando materiali ed elementi dell’omonimo monastero di cui non vi è più traccia.
Il Mulino Pirozzoli - L’unico mulino ancora esistente nell’abitato di Faeto,
seppure abbia fermato le macine nel 1982.
La Taverna di San Vito - È l’antica taverna della posta di San Vito sulla via AppiaTraiana, dove si teneva il cambio dei cavalli. L’aspetto
attuale è quello di un casale cinquecentesco che fu
osteria per i viandanti della Francigena. È di proprietà
dei Conti Maresca.
La crux viatoris - La croce in località Lecesi è un monumento del XIV sec.,
anche se la versione attuale risale al XVIII sec.
Bosco Difesa - Riconosciuto dall’Unione Europea quale “Sito d’importanza
comunitaria” (SIC), il bosco presenta in ogni stagione colori
diversi. Un ambiente incontaminato, ricco di fauna, da scoprire a piedi, in bici o a cavallo. Presenta la maggior presenza di Faggi di tutta l’area dei Monti Dauni, un Orto Botanico,
percorsi attrezzati di diversa durata e difficoltà, e aree picnic.
Le sorgenti di Faeto - Nel bosco è facile sentire lo scrosciare delle sorgenti di
acque minerali, note per le spiccate proprietà diuretiche
e curative. Le più visitate sono “il Piscero”, con il “Mulino
del Piscero”, la fonte di San Vito, da cui nasce il fiume
Celone, la fontana Lae Faìte, la fontana dei Cuoppi e la
fontana di Sciurtone, entrambe presso il bosco comunale.
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Folklore, feste e sagre
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Prima domenica di Febbraio - “Féte de lu cajunn”, festa del maiale nero.
Prima domenica di Maggio – Festa di San Domenico Abate con distribuzione di “panelle”.
Prima domenica di Agosto - Sagra del prosciutto, sanguinelle, noccioli, cornioli e faggi che bene alloggiano nel bosco comunale detto di "Difesa Vendicola”. “Bow d Fait la fete de lu presutte” oppure “bbàjme puw, ch t bbáj men na mmòrr!”. Così parlano a Faeto. Le frasi significano: “festa del prosciutto nel bosco” e “bevi in modo morigerato per gustare il vino tutta la vita”.
Non è un dialetto. Ma una lingua. Proprio quella “lingua d’oc” franco provenzale che ancora si parla, oltre che in alcune zone della Valle D’Aosta, anche a Faeto come nella vicina Celle San Vito. E’ questa un’altra caratteristica curiosa del paese, ritenuto una “repubblica del prosciutto” che accoglie i visitatori con un cartello bilingue “Bunvni a Fait, lu pais me auto la Pugli”, benvenuti a Faeto il paese più alto della Puglia. Due le circostanze che hanno lasciato questa eredità linguistica: la prima, la meno suffragata, è che un gruppo di valdesi per sfuggire alle persecuzioni dei papi avignonesi (siamo attorno alla seconda metà del Duecento), si siano rifugiati in Puglia e in particolare a Faeto, ma si dà più credito a un editto del 1224 di Carlo I d’Angiò che richiamava “colà famiglie di buona qualità artigiana” e “conoscitori di macchine da guerra”. L’8 luglio del 1269, circa duecento soldati franco provenzali che si trovavano in località Casal Crepacuore, poco distante, aderirono all’iniziativa e, finita la guerra, furono raggiunti dalle famiglie dando vita ai borghi di Faeto e di Celle San Vito.
2 Novembre – Processione “de le ccòcce de mmòrte”, rito delle zucche illuminate per tenere lontani gli spiriti maligni.
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